In Sicilia, a casa nostra, in casa nostra, si prepara la nuova guerra mondiale che si giocherà nel Mediterraneo? Non mancano, da tempo, i segnali oscuri che fanno ipotizzare (e non è fantapolitica) eventi terribili: le misteriose esercitazioni militari che si tengono periodicamente dalla fine dello scorso anno nei territori delle province di Palermo e di Agrigento (da Corleone a Contessa Ermellina, da Favara a San Leone, da Porto Empedocle a Realmonte), l’accresciuta potenzialità della base di Sigonella che “ospita” i micidiali Global Hawk (gli aerei senza pilota chiamati “droni”), la contestata installazione degli impianti di trasmissione MUOS a Niscemi, mostrano che “qualcosa” di grave si sta preparando, e si sta preparando, come punta di lancio, proprio dalla nostra Isola.
Non rassicura, di certo, il recente invio a Sigonella di 550 marines e sei velivoli d’assalto MV 22 dalla base aerea di Moron in Spagna; non rassicurano, di certo, le dichiarazioni del tenente di vascello Tim Page, capo ufficio stampa della Stazione Aeronavale della marina Usa di Sigonella, che ha affermato, sic e simpliciter, ”Il personale della Nas Sigonella è costantemente impegnato a fornire supporto logistico di elevato livello ai seguenti comandi della forze armate Usa: Centcom, Africom, Eucom, alle unità della V e VI Flotta Usa e alle forze della Nato nel Mediterraneo. In linea con questo impegno e con i relativi accordi presi con il governo italiano – ha aggiunto l’ufficiale – la Nas americana continua a fornire supporto sia a unità operative permanenti che temporanee. La Nas Sigonella americana sta attualmente fornendo supporto logistico a una piccola unità di marines denominata ‘Special purpose marine air-ground taske force’ di stanza nella base di Moron in Spagna che – conclude il tenente di vascello Tim Page – è temporaneamente schierata nella Nas americana pronta a intervenire nelle suddette aeree operative, nel caso in cui fosse necessario”.
Le dichiarazioni del tenente di vascello Tim Page non rassicurano, ma, indirettamente, “chiariscono” lo scopo delle esercitazioni delle forze USA nei territori siciliani, anche se – a quel che risulta – per tali esercitazioni nessuno ha avvertito le autorità locali e, di conseguenza, gli abitanti di quelle zone: i marines USA si preparano ad intervenire. Dove? Forse in Libia, forse altrove: ovviamente non è dato sapere perché si tratta di segreto militare.
Ma di segreto c’è poco nella presenza di una “piccola” flotta russa nel Mediterraneo: la portaerei antisommergibile Ammiraglio Panteleev; le navi da battaglia anfibie Peresvet e Ammiraglio Nevelskoi, la nave-cisterna Pechenga e il rimorchiatore per operazioni di salvataggio Fotiy Krylov che, salpate da Vladivostok, hanno attraversato il canale di Suez. “È la prima volta dopo diversi decenni”- ha affermato il capitano Roman Martov – che le navi della flotta del Pacifico rientrano nelle acque del Mediterraneo”. Ha proprio ragione il russo Martov: è dagli Anni Ottanta che navi russe (allora “sovietiche”) non solcano le acque dell’ex Mare Nostrum: allora, prima della caduta del Muro di Berlino, prima del crollo dell’Unione Sovietica, nel Mediterraneo c’era un’intera e agguerrita forza di ben 59 navi da guerra che fronteggiavano l’altrettanto agguerrita Sesta Flotta USA. Erano i tempi della cosiddetta guerra fredda che di “freddo”aveva ben poco: il pericolo di uno scontro frontale era più concreto che mai. Tempi passati e dimenticati, l’Unione Sovietica non c’è più, gli Stati Uniti sempre “uniti” sono, ma altre potenze minacciose sono presenti nello scenario mondiale, la Cina, per esempio. Ma la “pattuglia” russa non rimarrà isolata. Le unità della flotta del Pacifico si uniranno ad altre navi militari russe già presenti nel Mediterraneo: la nave anti-sottomarini Severomorsk; la fregata Yaroslav Mudry; i rimorchiatori Altai e SB-921; la nave cisterna Lena dalle flotte del Nord e del Baltico; la portaerei Azov della flotta del Mar Nero. Il comandante della Marina militare russa, l’ammiraglio Viktor Cirkov, non ha escluso che alla flottiglia si aggiungano anche sottomarini nucleari: il ministro della Difesa Serghei Shoigu ha dichiarato che le navi “difenderanno gli interessi russi nel Mediterraneo”.
I tempi passati sono stati dimenticati, ma, ecco, i “nuovi” segnali di “remake”, di “dejà vu”, di già visto, di guerra fredda archiviata che viene rispolverata, se è vero, come è vero, che proprio recentemente un membro della delegazione Usa a Mosca, Ryan Fogle, è stato fermato e interrogato, accusato dai servizi russi di aver tentato di reclutare un loro agente. Il ministero degli Esteri russo ne ha chiesto l’allontanamento “al più presto”. “La vicenda solleva questioni serie a cui gli Usa dovranno rispondere“, ha affermato il ministero degli Esteri russo.
Cosa bolle in pentola, ci dovremmo chiedere: non lo facciamo perché distratti dai troppi problemi che pesano sul nostro Paese, sulla Sicilia, e governanti e politici non danno di certo conto ai cittadini in merito a queste delicate situazioni che si stanno creando nel nostro territorio e a due passi dallo stesso nostro territorio.
Noi Occidente abbiamo definito “primavera araba” quanto accaduto in diversi Paesi del bacino del Mediterraneo nell’arco di poco più un anno, ma di “primavera” c’è stato ben poco: proteste ed agitazioni, cominciate alcune già durante l’inverno 2010/2011, hanno cancellato governi ritenuti dittatoriali, altri tentativi sono tuttora in corso, la “pace” è un vero miraggio, le violenze sono continue. L’area del cosiddetto “cambiamento” è ancora in forte fibrillazione, lontano un assestamento di pace, lontanissimo un equilibrio socio-economico. Tutto ciò a due passi da casa nostra. Ma c’è dell’altro, ovviamente. E ciò che accade in Siria? C’è chi sostiene che in quello Stato si combatta la “prima guerra mondiale locale perché vi sono coinvolte le massime potenze planetarie e regionali”. Infatti, a dare man forte ai ribelli contro il regime di Bassar al-Assad ci sono Stati Uniti d’America, Gran Bretagna e Francia, fronteggiati da Russia e Cina. Anti Assad sono Turchia, Arabia Saudita, Qatar, a favore Iran e Hizbullah libanesi. Una situazione incandescente sempre sull’orlo di una deflagrazione, alla fine poco controllabile dagli stessi soggetti coinvolti.
Perché, dunque, meravigliarsi? Pensiamo all’IMU che è stata momentaneamente sospesa, pensiamo alla disoccupazione galoppante, non facciamo caso a chi si uccide per disperazione: perché preoccuparci dei “giochi di guerra” fra questo o quel Paese amico-nemico dell’Italia? Lasciamo ad Obama e Putin, ad Hollande e Cameron le questioni più importanti, consapevoli che Letta, e lo stesso Napolitano, hanno problemi più urgenti da risolvere.
Ma la Sicilia è terra “libera” o è zona di guerra? A questo interrogativo, almeno, qualcuno dovrebbe rispondere?
Oppure no?…